Come sopravvivono i siti di raccolta firme?

In breve: vendendo le nostre informazioni alle agenzie di marketing!

Tempo fa sono stato contattato telefonicamente per una campagna di raccolta fondi da Unicef.

Li conosco bene, ma non ho mai avuto contatti in precedenza con loro, e non li ho mai sovvenzionati. L’operatrice che mi ha contattato mi ha chiamato per nome e cognome, con mia grande sorpresa. Le ho chiesto immediatamente come facesse ad avere i miei dettagli, e lei molto cortesemente mi ha spiegato che hanno acquisito tutti i nominativi da una società di marketing di nome Italia Mobile. Dopo che mi ha spiegato in modo chiaro da dove provenisse il mio nome e numero di cellulare le ho fatto esporre la sua richiesta, ed abbiamo concluso la telefonata.

Mi sono allora incuriosito da dove avesse acquisito Italia Mobile il mio nominativo. Non trovando dettagli su come fare questa richiesta sul sito ho inviato tramite il form di contatto una richiesta per la rimozione dei miei dati dal loro database. La risposta è pervenuta prontamente il giorno seguente:

come da Sua richiesta e come previsto dalla prassi, provvederemo immediatamente all’eliminazione dell’anagrafica e ad inoltrare ai nostri clienti la richiesta di cancellazione del numero di telefono da Lei indicato.

Velocissimi e gentilissimi.

Approfitto della loro disponibilità per chiedere se è possibile interrogare pubblicamente il database, per sapere se qualcuno è in lista (un po’ come si fa per le blacklist dei mailserver), ma ovviamente mi rispondono che non è possibile.

Aggiungo una seconda richiesta all’email: è possibile sapere da dove avessero acquisito il mio nominativo e numero di cellulare?

Subito mi hanno risposto che si sarebbero informati, e dopo circa una settimana mi hanno di nuovo risposto con i dettagli sulla provenienza dei miei dati: una petizione a cui ho partecipato nel 2007 sul sito firmiamo.it!

In pratica, dando il mio appoggio ad una causa promossa da miei amici (reali, non online) ho regalato le mie informazioni alla piattaforma di raccolta delle adesioni.

Ed effettivamente, andando a leggere la loro privacy policy:

I dati personali trattati attraverso il Sito non saranno oggetto di diffusione (con tale termine intendendosi il darne conoscenza a soggetti indeterminati in qualunque modo, anche mediante la loro messa a disposizione o consultazione), in assenza di uno specifico consenso libero ed informato e revocabile in qualsiasi momento.

I dati saranno comunicati dal Titolare ai suoi collaboratori interni ed esterni, nominati Responsabili e/o Incaricati ai sensi del Codice Privacy, al fine di prestare il servizio richiesto e, altresì, potranno essere:

  • […]
  • comunicati e/o trasferiti e/o ceduti, in tutto o in parte, a soggetti terzi, operanti, tra gli altri ed in maniera non esaustiva, nei settori dell’e-commerce, della vendita per corrispondenza, editoriale, utilities, turistico, sportivo, comunicazione, entertainment, finanziario, assicurativo, automobilistico, largo consumo, organizzazioni umanitarie e benefiche per l’invio di comunicazioni commerciali (marketing) e/o vendita diretta, tramite e-mail, fax, telefono, sms, posta e ogni altra tecnologia di comunicazione a distanza. Tali soggetti terzi potranno utilizzare i dati comunicati e/o trasferiti e/o ceduti per finalità compatibili e/o affini a quelle descritte nella presente informativa, nel rispetto dell’art.16, comma 1, lett. b) del Codice Privacy, oppure per differenti finalità, dandone previa adeguata informativa agli interessati e richiedendo agli stessi i consensi di legge;
  • […]

Quindi fondamentalmente partecipando alle petizioni di firmiamo.it si consente la condivisione dei dati a scopo di marketing. La mia partecipazione risale a molto tempo fa, quindi non ricordo esattamente come fosse la compilazione. Erano anche altri tempi (2011), e c’erano altre leggi. Ora come ora la condivisione delle informazioni è resa più consapevole. Firmando abbiamo questo modulo:

Come si vede è molto chiaro che i nostri dati saranno trasmessi a società di marketing, e possiamo esimerci dal farlo!

Per curiosità mi sono chiesto se anche il sito di petizioni per antonomasia, change.org, facesse la stessa cosa. Ovviamente la risposta è :

Solo a discrezione dell’utente e dietro suo specifico consenso, possiamo condividere informazioni sull’utente con i nostri inserzionisti, incluso il suo indirizzo e-mail, l’indirizzo postale e la petizione sottoscritta.

Possiamo anche condividere il numero di telefono dell’utente, ma solo se vi acconsente distintamente. L’inserzionista può quindi utilizzare queste informazioni per comunicare con l’utente e inviare materiali promozionali che possono essere di suo interesse. Noi non controlliamo il contenuto o la frequenza delle comunicazioni che si possono ricevere dai nostri inserzionisti.

Oltre a queste informazioni specifiche, Change.org consente agli inserzionisti di profilare gli utenti tracciando la loro attività online, un po’ come fanno Facebook, Google e compagni.

La nostra vita online è diventata una gincana per schivare o comunque limitare la profilazione che le aziende di marketing fanno verso di noi.

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